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Auto Aziendale: Mezzo Strumentale, Uso Personale o Uso Promiscuo?

distressed man in car

Per auto aziendale si intende una vettura utilizzata a scopo lavorativo dai dipendenti di un’azienda, i cui costi vengono sostenuti dall’azienda stessa e su cui si gode di particolari benefici fiscali.

Se questa è una definizione generale, è importante sottolineare che esistono diversi tipi di utilizzo della cosiddetta auto aziendale, con trattamento fiscale differente.

Che differenza c’è tra bene strumentale e auto aziendale ad uso promiscuo? Lo sapevi che esiste anche l’auto aziendale ad uso personale?

Scopri cosa conviene alla tua azienda e come risparmiare sui costi legati al rifornimento grazie a una carta carburante.

Auto aziendale: definizione

Si definisce auto aziendale un’autovettura intestata a un’azienda e utilizzata dai suoi dipendenti e collaboratori a vario titolo.

Negli ultimi anni si è molto discusso di auto aziendali come fringe benefit e dei relativi sgravi fiscali. Di recente, è stata proposta una serie di provvedimenti contro un utilizzo sempre più fraudolento della cosiddetta auto aziendale ad uso promiscuo, limitandone i benefici. Dopo diverse discussioni, il testo della Legge di Bilancio 2020 approvato dal Senato ha apportato non troppe modifiche alle norme vigenti.

Prima di scoprire cosa cambierà a partire dal 2020 sulla tassazione delle auto aziendali e sull’uso di una carta carburante, è opportuno distinguere tra le diverse tipologie in base alla destinazione di utilizzo.

Veicoli di utilizzo strumentale

Per “mezzi strumentali” si intendono tutti i veicoli senza cui l’impresa non può esercitare la propria attività. Tra queste, la categoria preponderante è costituita dalle aziende di trasporto merci o persone, ma esistono tante altre attività che necessitano di uno o più veicoli aziendali, leggeri o pesanti, per lavoro (imprese di costruzioni, scuole guida, agenzie di noleggio auto, etc.).

In quanto bene strumentale indispensabile all’azienda, i veicoli immatricolati come mezzi aziendali ad uso strumentale godono di una deducibilità sui costi d’acquisto e manutenzione pari al 100%, così come la possibilità di detrarre interamente l’IVA sulle stesse spese.

Per poter godere di tali benefici fiscali è però indispensabile che l’utilizzo del mezzo sia esclusivamente aziendale e strettamente correlato all’attività d’impresa.

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Auto aziendale uso promiscuo

Dal momento che per ottenere il 100% della deducibilità dei costi è necessario provare all’Agenzia delle Entrate che il mezzo viene utilizzato esclusivamente a fini lavorativi, è pratica comune di molte aziende optare per il cosiddetto uso promiscuo delle auto aziendali.

Se il problema infatti non si pone per mezzi pesanti e mezzi di cantiere, quando si parla di automobili è più complicato provare che queste vengano utilizzate solo per lavoro.

Cosa vuol dire uso promiscuo?

Vuol dire che l’autovettura viene concessa al lavoratore sia per utilizzo professionale sia per uso personale. Il trattamento fiscale di questo tipo di veicolo aziendale è chiaramente diverso rispetto ai mezzi strumentali, con differenze che ricadono tanto sull’impresa quanto sul lavoratore.

Se infatti su questi veicoli non è possibile dedurre costi e detrarre l’IVA per il 100% delle spese, come avviene per i mezzi strumentali, la tassazione risulta comunque più vantaggiosa rispetto all’utilizzo di un’auto personale.

L’auto aziendale ad uso promiscuo è uno tra i fringe benefit più apprezzati dai dipendenti in quanto offre loro la libera fruizione di una vettura senza doverne sostenere i costi. A carico dell’azienda sono infatti tutti i costi di acquisto o noleggio, il pagamento di bollo e tagliandi e anche le spese di manutenzione, oltre ai costi sostenuti per l’acquisto di carburante per viaggi di lavoro.

L’auto viene utilizzata dal dipendente come se fosse di sua proprietà: egli può infatti utilizzarla non solo per il tragitto casa-lavoro e terminato l’orario di servizio, ma ne ha piena disponibilità anche nei weekend e durante le feste, senza limiti di utilizzo per fini personali.

Come viene tassata l’auto aziendale ad uso promiscuo?

Per il lavoratore, l’auto ad uso promiscuo contribuisce al calcolo del reddito. Infatti, secondo l’articolo 5 del Tuir, ogni somma di denaro o bene concesso dall’azienda al dipendente deve essere riportato in busta paga e tassato di conseguenza. Tuttavia, dal momento che l’auto aziendale viene utilizzata non solo per fini personali ma soprattutto per lavoro, il legislatore prevede una riduzione delle tasse su questo tipo di vetture.

Per la precisione, secondo le regole attualmente vigenti, i veicoli (auto e moto) concessi ai dipendenti in uso promiscuo concorrono a formare il reddito, cioè la base imponibile a fini IRPEF, ma anche ai fini previdenziali, per il 30%.

Cosa indica questa percentuale e come viene calcolata?

La soglia attuale è calcolata stimando che in una settimana l’auto aziendale ad uso promiscuo venga utilizzata dal dipendente per il 70% del tempo (5 giorni su 7) a fini lavorativi, mentre per il restante 30% del tempo (la sera e nei weekend) per utilizzo personale.

In questo modo, l’utilizzo professionale del veicolo viene considerato – e tassato – alla stregua dei mezzi strumentali, con gli stessi vantaggi di deduzione delle spese e detrazione IVA per l’azienda e di non imponibilità per il lavoratore.

L’importo tassato per intero è quello che si intende ad utilizzo privato, calcolato sulla base delle tabelle ACI su una percorrenza media di 15 mila chilometri annui, come stabilito dall’Agenzia delle Entrate.

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Come funzionano costi e tassazione dal punto di vista dell’azienda?

Le stesse percentuali che determinano le cifre da tassare o meno per il lavoratore sono un importante punto di riferimento per calcolare vantaggi, spese e tasse da pagare sull’auto ad uso promiscuo da parte dell’azienda.

Se infatti per il 70% del tempo il veicolo viene utilizzato a fini lavorativi, come calcolato dall’Agenzia delle Entrate, i costi sostenuti per l’acquisto o il noleggio, nonché tutte le spese di manutenzione, sono deducibili ai fini Ires per la stessa percentuale.

Chi paga il carburante?

Se i costi di acquisizione e manutenzione del mezzo sono a carico dell’azienda, per l’acquisto di carburante bisogna far riferimento agli accordi siglati dalle due parti per l’utilizzo del veicolo aziendale.

La prassi più comune vuole che anche per l’acquisto di carburante si faccia riferimento alle tabelle ACI e alle percentuali indicate dall’Agenzia delle Entrate per calcolare il cosiddetto rimborso chilometrico.

Ci sono delle differenze relative al rimborso carburante in base al fatto che l’auto sia intestata all’azienda o meno: esistono infatti diversi casi in cui i lavoratori utilizzano auto private per trasferte di lavoro sostenendo i costi in anticipo e chiedendo poi un rimborso chilometrico in nota spese, operazione che viene notevolmente facilitata con l’utilizzo di una carta carburante.

Nel caso di auto aziendali, quindi intestate all’impresa, è possibile utilizzare carte carburanti aziendali associate a ciascuna targa, in modo che ogni veicolo, sia esso strumentale o in uso promiscuo, venga gestito nella maniera più conveniente ed economica.

Carte carburanti per auto aziendali

Utilizzare una carta carburante significa offrire ai propri dipendenti la serenità di pagare carburante e lubrificanti con un metodo comodo che non preveda anticipi in contanti o tramite mezzi di pagamento personali.

Inoltre, non sarà più necessario conservare scontrini e altra documentazione per poi richiedere il rimborso chilometrico in nota spese, perché la fattura elettronica, ormai obbligatoria per dedurre i costi e detrarre l’IVA, viene inviata direttamente all’azienda e rendicontata in maniera semplice e intuitiva grazie ai sistemi gestionali offerti da ogni fornitore di carte carburanti elettroniche.

Per l’azienda questo si traduce in una drastica riduzione di tempo e risorse spesi per il calcolo dei rimborsi, nella possibilità di monitorare costantemente e in tempo reale consumi e costi e soprattutto di ottimizzare la gestione della flotta aziendale.

Auto in pool

Una distinzione spesso ignorata, ma importante tanto ai fini fiscali quanto all’atto pratico, è quella tra auto aziendale ad uso promiscuo e auto aziendale in pool.

Se la prima viene concessa ai diversi dipendenti in esclusiva, in genere a manager e dirigenti o come premio per prestazioni lavorative di particolare rilievo, l’auto in pool, cioè in comune, non può considerarsi un vero e proprio fringe benefit. Infatti, i veicoli di questo tipo – da cui sono esclusi autocarri e mezzi cantiere, i quali rientrano nella categoria dei mezzi strumentali – fanno parte della cosiddetta flotta aziendale e vengono concessi dall’azienda ai diversi dipendenti in base alle necessità del business.

Una differenza sostanziale riguarda il fatto che al di fuori degli orari di lavoro queste auto vengono riconsegnate all’azienda, diversamente dalle auto ad uso promiscuo che vengono utilizzate dal beneficiario anche al di fuori degli orari e dei giorni lavorativi.

La diffusione in Italia dell’auto aziendale ad uso promiscuo dipende dal fatto che l’auto in pool gode di minori benefici fiscali: per l’azienda, infatti, la deducibilità dei costi sostenuti per acquisto, noleggio o leasing e manutenzione ammonta appena al 20%, contro l’attuale 70% dell’uso promiscuo.

Per molte aziende, tuttavia, risulta comunque più vantaggioso l’utilizzo di auto in pool piuttosto che di auto assegnate ai singoli dipendenti. Se infatti in entrambi i casi tutti i costi sono a carico dell’azienda, mantenere una sola auto a disposizione di 5-6 dipendenti per commissioni o trasferte di lavoro costerà sicuramente meno di più autovetture assegnate ai diversi lavoratori e da questi utilizzate anche durante le vacanze e fuori dagli orari d’ufficio.

Auto aziendale uso personale

Per auto aziendale ad uso personale si intende un’auto intestata all’azienda ma concessa a un dipendente come puro benefit da utilizzare a scopo personale.

In questo caso, vige il principio di onnicomprensività: secondo l’articolo 5 del Tuir, ogni bene concesso al dipendente dall’azienda – l’auto aziendale a uso personale in questo caso – va riportato in busta paga, concorre al calcolo del reddito e costituisce base imponibile ai fini fiscali.

Come benefit di un certo valore, l’auto aziendale ad uso personale viene concessa soprattutto a manager e amministratori di alto livello in aggiunta al regolare stipendio e spesso insieme a numerosi altri vantaggi accessori.

Legge di Bilancio 2020 e tassazione auto aziendali

Dopo aver analizzato le differenze tra i diversi tipi di auto aziendale e il regime fiscale tuttora in vigore sulle diverse categorie, vediamo quali sono le novità introdotte dalla nuova Legge di Bilancio per il 2020.

L’annunciata stretta fiscale sulle auto aziendali risulta molto limitata rispetto alle discussioni preliminari e alle diverse previsioni.

Il 16 dicembre 2019 il Senato ha approvato il maxiemendamento della Legge di Bilancio 2020 con cui si definiscono nuovi limiti e quote di tassazione per le auto aziendali.

La manovra riguarda in particolar modo le auto ad uso promiscuo e colpisce i mezzi più inquinanti. Nel mirino dunque le emissioni di gas serra inquinante.

Cosa prevede la nuova normativa?

Le maggiori novità riguardano i veicoli di nuova immatricolazione.

Infatti, il DDL prevede che autovetture e autocaravan, motocicli e ciclomotori di nuova immatricolazione che abbiano valori di emissioni di CO2 inferiori a 60g/Km concessi in uso promiscuo ai lavoratori concorrano alla formazione del reddito, e quindi della base imponibile ai fini Irpef e Inps, per il 25%, contro l’attuale 30%.

La percentuale va al solito calcolata tenendo come punto di riferimento le tabelle ACI su una percorrenza annua di 15mila chilometri.

Di contro, i veicoli con valori di emissione di anidride carbonica compresi tra 60g/Km e 160g/Km verranno tassati per una percentuale del 30%, percentuale che sale ancora per i veicoli maggiormente inquinanti, con soglie che andranno ad aumentare già nel 2021.

Queste regole sono valide per contratti stipulati a partire da luglio 2020, mentre per le auto ad uso promiscuo concesse ai dipendenti con contratti stipulati entro il 30

Come abbiamo visto, in caso di contratti stipulati in data antecedente a luglio 2020, non c’è alcun cambiamento per lavoratori e imprese.

Per nuovi contratti e veicoli di nuova immatricolazione (gennaio 2020), il lavoratore cui viene concessa un’auto aziendale ad uso promiscuo vedrà tassato diversamente il proprio reddito a seconda che l’auto sia più o meno inquinante, con riferimento a quattro diversi scaglioni per percentuali che variano dal 25% per emissioni inferiori a 60g/Km al 50% per emissioni superiori a 191g/km.

D’altro canto, al momento per le imprese non sembrano esserci differenze: le percentuali di deducibilità dei costi rimangono infatti al 70%.

giugno nulla cambia.

Cosa cambia per lavoratori e imprese?

Come abbiamo visto, in caso di contratti stipulati in data antecedente a luglio 2020, non c’è alcun cambiamento per lavoratori e imprese.

Per nuovi contratti e veicoli di nuova immatricolazione (gennaio 2020), il lavoratore cui viene concessa un’auto aziendale ad uso promiscuo vedrà tassato diversamente il proprio reddito a seconda che l’auto sia più o meno inquinante, con riferimento a quattro diversi scaglioni per percentuali che variano dal 25% per emissioni inferiori a 60g/Km al 50% per emissioni superiori a 191g/km.

D’altro canto, al momento per le imprese non sembrano esserci differenze: le percentuali di deducibilità dei costi rimangono infatti al 70%.

Ridurre le emissioni di CO2 e risparmiare con una carta carburante per auto aziendali

In base alle novità introdotte dalla Legge di Bilancio 2020, è chiaro che la direzione intrapresa è quella di auto sempre più green, per la massima salvaguardia ambientale.

Se vuoi ridurre le emissioni di CO2 della tua flotta aziendale, ci sono diverse strategie che puoi attuare fin da oggi.

L’utilizzo di una carta carburante aziendale e di sistemi telematici ti aiuta nella gestione di costi e consumi per una flotta sempre più efficiente.

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